
Le loro opere sono il frutto di quell’esperienza dolorosa che culmina in questa mostra collettiva ferrarese, in cui si ripetono delle tematiche trasversali comuni: il persistente nomadismo – divenuto inevitabilmente, per la maggior parte di queste artiste, la condizione necessaria, per poter vivere, lavorare ed esprimersi in piena libertà – una fortissima componente autobiografica, l’esigenza di testimoniare un passato di conflitti atroci ed infine la questione femminile, vera anima della Biennale.
Le donne iraniane, prima ancora che le artiste iraniane, sono mosse da un’energia creativa ed espressiva che trae forza dalla sofferenza di aver vissuto e di vivere ancora in un paese che non riconosce loro neanche la dignità della cittadinanza.
Opere e immagini di forte impatto, commoventi ed emozionanti che parlano della guerra anche attraverso una leggera ironia come negli scatti di Shadi Ghadirian, che nella serie “Nil Nil” vela la guerra tra oggetti domestici d’uso quotidiano, quasi a voler suggerire che il conflitto si è introdotto piano piano addirittura dentro le mura di casa degli iraniani.