La galleria romana Dorothy Circus Gallery, in Via Nuoro 17, ospita ancora fino al 30 maggio le incantevoli e incantate “Mystic Lolitas” dell’illustratrice e graphic designer..

Nelle 14 opere proposte in galleria, l’artista elabora, come da sua consuetudine, una nuova interpretazione in chiave pop e surreale dell’iconografia delle lolite. Le bambine sensuali subiscono una trasformazione e trasfigurazione “angelica”, perdendo l’aspetto più sessuale, morboso e psicologico dell’immaginario collettivo, ma mantenendo intatto un proprio fascino magnetico.
La loro attrazione poggia sulla cristallizzazione della bellezza infantile, congelata quasi in forma siderale nello status di bambola eterna. E come le bambole, le Mystic Lolitas hanno dei grandi occhi sempre aperti, che fissano con sensualità lo spettatore che le osserva, prestandosi così a subirne l’incantesimo.
Queste raffigurazione dagli incredibili effetti (grazie alla loro luce eterea e surreale che rende un tocco di elegante spiritualità) si mostrano ancora più strabilianti per il loro essere pure opere digitali, riprodotte in stampe glicée con cornici barocche in tinta unita. Mijn Schatje infatti le ha lavorate tutte con la grafica vettoriale digitale di Illustrator, al suo amato Macintosh, concentrandosi con perfezionismo maniacale in special modo sulle capigliature.
L’artista ha dichiarato, a questo proposito, che al posto della tavoletta grafica preferisce utilizzare il mouse, in modo da ottenere una precisione millimetrica sui punti e le curve. Questa tecnica applicata alle “bamboline lolite”, da lei stessa definite “Paperdolls”, ha reso Mijn famosa in tutto il mondo a soli 24 anni. Marje Blanco che ha conseguito a Parigi la doppia laurea in “Fine Art and Graphic Design” opera già da tempo nel mondo della moda, avendo disegnato modelli per diversi brand come La Fornarina e Rebook; inoltre è consulente artistico per Playstation. La fortunata artista ha dichiarato di essersi ispirata, per le sue Paperdolls, a Takeshi Murakami e a movimenti artistici come Kai Kai kiki e il Superflat, ed è fermamente convinta che la grafica digitale debba sviluppare, oltre alla dimensione puramente pubblicitaria, la propria anima artistica.
