L’estetica del Gusto alla Triennale di Milano

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L’estetica del Gusto è il titolo della mostra che ha ospitato dal 23 aprile al 2 maggio presso la Triennale di Milano l’essenza dell’arte della cucina giapponese..

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“L’estetica del gusto”, un ossimoro che racchiude in due parole due sfere sensitive opposte ma mai così vicine e in sintonia come nell’arte del mangiar e del Sol Levante.

L’estetica del Gusto è il titolo della mostra che ha ospitato dal 23 aprile al 2 maggio presso la Triennale di Milano l’essenza dell’arte della cucina giapponese.

La ricerca estetica giapponese prende spunto da alcune regole che stanno alla base dell’ikebana (arte antica della disposizione dei fiori recisi, per cui tutti gli elementi devono essere di natura organica e secondo un sistema di figure geometriche perfette) e prima ancora dell’insegnamento zen che fonda il proprio insegnamento sull’attualizzazione della “propria natura illuminata”.



È così allora che sulle tavole del fast food raffinato del Sol Levante prendono forma tutto sembra disciplinato secondo rigide regole geometriche: ciotole tonde con all’interno sempre cibi quadrati (o inversamente ciotole quadrate con cibi tondi), piattini con angoli riposti in vassoi rotondi, il cibo tagliato a fette sempre in numero dispari.

Il numero dispari a sua volta ricorre in altri temi importanti della cucina: 5 sono i colori ricorrenti (rosso, verde, giallo, bianco, nero), 5 sapori (amaro, dolce, salato, acidulo, piccante), 5 cotture (“crudo”, griglia, vapore, bollito, fritto). Nelle verdure, l’accostamento cromatico prevale anche sul gusto.

Ma è l’attualizzazione della natura, alla base della filosofia zen, la costante ricorrente. Tutti i cibi sono prevalentemente crudi a cominciare dal sushi, inserito ormai nel gourmet di tutto il mondo, alle verdure (daikon, hakusai, satoimo) prevalentemente crude o in salamoia o appena scottate in modo da apprezzarne il gusto proprio. Nessuno spreco poi alla coltura del riso (koku), che utilizzato a base di primi, secondi e antipasti ne viene anche distillato il sake, con le foglie della pianta, invece, si fanno oggetti di uso quotidiano con le spighe la carta ecc.

La mostra è stata suddivisa in 12 sezioni, ognuna dedicata ad un aspetto della cucina giapponese, illustrate attraverso le immagini del fotografo specializzato nel food Shunji Okura.

Articolo scritto da Gloria Caruso